Marketing digitale: l’AI non è la soluzione definitiva

Aggiornamento - 02/12/2023

Il marketing digitale e il contributo dell’AI

Il marketing digitale è ormai diventato l’indiscutibile elemento essenziale per il successo di qualsiasi realtà, in qualsiasi settore. È una specifica branca dell’insieme di attività di analisi e comprensione di un determinato mercato, chiamato più in generale marketing, e si manifesta online attraverso tutti i canali digitali.

A partire dal fondamentale sito web poi a seguire sui motori di ricerca, sui social, sulle alle email e via dicendo.

Come tutto ciò che riguarda il mondo digitale, anche questa attività è in costante evoluzione soprattutto dopo l’introduzione dell’intelligenza artificiale (AI) che è diventata un elemento centrale in questo cambiamento.

Ciò nonostante è fondamentale comprendere che, nonostante la sua incredibile potenza di calcolo e quindi di previsione, l’AI non è ancora tecnicamente quello strumento autonomo che riesce a gestire tutte le sfaccettature del marketing digitale, nonostante molti giovani marketer che tentano la fortuna con la monetizzazione delle visualizzazioni la stiano dipingendo tale.

L’AI può essere infatti parzialmente utilizzata per migliorare l’efficacia delle campagne di marketing, analizzare i dati come le parole chiave e creare contenuti personalizzati anche se sono ancora molto imperfetti, per gli utenti ed i motori di ricerca.

Non può tuttavia in alcun modo sostituire l’esperienza umana, la sua creatività e gli insight che si ottengono dai rapporti diretti e le conversazioni con gli utenti, che servono in definitiva a definire un’efficace strategia di marketing.

Emozioni ed empatia rimangono ancora sconosciute all’AI

Compito del marketing digitale è quello di comprendere appieno le esigenze dei mercati e degli utenti target in modo da definire la migliore strategia per riuscire a raggiungerli, a destare la loro attenzione e poi a condurli al compimento di un’azione, grazie ad una serie di emozioni generate dalla comunicazione digitale.

Attraverso le emozioni e l’empatia, il marketing digitale porta l’utente all’interazione con una landing-page, alla lettura di un articolo, di una pubblicità, alla visione di un video e via discorrendo, per portare poi l’interlocutore verso un’azione e una decisione. L’acquisto di un prodotto ad esempio, di un servizio, di una vacanza, eccetera.

…e qui “casca l’asino”.

Le emozioni e l’empatia sono infatti ancora precluse all’AI e sono una delle principali limitazioni, mentre non lo sono per l’essere umano che eccelle per fantasia, qualità e originalità. Noi italiani in modo particolare.

L’AI non può pertanto attualmente comprendere le necessità di un essere umano. Può analizzare i dati di comportamento degli utenti ma non può capire le motivazioni che li spingono o li fermano dal compiere determinate azioni.

Attraverso un attività di web-scraping può ad esempio rilevare un aumento nel volume di ricerca della parola chiave “computer”. Però non può capire se l’intento di ricerca è basato proprio sulla volontà di acquistare un computer o se gli utenti stanno semplicemente confrontando i prezzi e le caratteristiche tecniche dei vari modelli, per un’opportunità futura in occasione di qualche promozione.

Il black Friday ad esempio.

Per trovare invece le motivazioni che stanno dietro a questa ricerca le aziende dovranno necessariamente continuare ad interagire in modo diretto con gli utenti e ad avvalersi di un’evoluta agenzia di marketing, fatta da specialisti e creativi umani capaci di raccogliere informazioni con sondaggi diretti, interviste nei punti vendita o nei luoghi di aggregazione, focus group, eccetera.

IdeaSwing Fiori Web

In questo momento ancora pochi vantaggi

Un vantaggio nell’utilizzo dell’AI nel marketing digitale rimane tuttavia il fatto che può essere utile nelle attività che sono ripetitive e che quindi possono essere automatizzate.

Tra queste rientrano, ad esempio, l’invio di email, la gestione dei social media e la risposta alle domande dei clienti grazie a Bot sempre più sofisticati e sempre più capaci di auto-apprendere il linguaggio umano.

…ma anche in questo caso, l’attività riguardante la creazione di risposte cela tuttavia dietro l’efficienza dell’AI la presenza di un Conversation Designer umano. Che si occupa quindi di analizzare e progettare i dialoghi affinché l’interazione uomo-macchina (AI) sembri naturale e quindi umana.

Questo a riprova del fatto che l’AI non può ancora creare contenuti creativi e coinvolgenti o progettare esperienze human-friendly che creano emozioni e connessioni significative.

In definitiva, capire le sfumature emotive, i desideri e le preferenze personali è un’abilità ancora solo umana che l’AI non può emulare.

In futuro sicuramente l’avrà.

Il marketing deve creare emozioni per avere successo

Giunti a questo punto della riflessione, è chiaro ormai a tutti che l’AI può essere considerato uno strumento potente ma se usato senza il contributo e la supervisione dell’essere umano presente in un’evoluta web agency, non può assolvere l’obiettivo principale che si prefigge il marketing digitale: soddisfare le esigenze degli utenti per promuovere la visibilità dei contenuti ed in caduta incrementare le vendite.

Il marketing per avere successo deve infatti prima di tutto generare un’emozione in grado di attirare l’attenzione degli utenti e invogliarli a intraprendere un’azione. Si parla infatti di marketing emozionale, neuromarketing e vendita emozionale.

Vari studi, condotti da diverse università tra cui Harvard, hanno infatti dimostrato che il 95%  delle decisioni di consumo è influenzato dai processi che coinvolgono l’inconscio e le emozioni.

Le aziende che comprendono il ruolo delle emozioni nel comportamento d’acquisto, attraverso un’agenzia di marketing come siamo noi ad esempio, creano campagne di marketing più efficaci che raggiungono velocemente gli obiettivi ed i risultati preventivati.

Le emozioni influenzano la percezione e la valutazione e quindi la decisione d’acquisto degli utenti. Soprattutto le emozioni positive, generate da immagini evocative e da uno storytelling efficace, possono creare un legame emotivo tra brand e utenti che favorisce l’affezione ai prodotti e il conseguente acquisto.

…ed anche la psicologia inversa può influenzare il comportamento.

Ad esempio un’azienda di viaggi può avvalersi delle storie dei suoi clienti per creare un legame emotivo tra persone, brand e luoghi. Esattamente ciò che ha fatto Airbnb con i suoi spot TV nel 2022, dove mostrava il luogo e i ricordi delle persone che l’hanno vissuto per le loro vacanze.

Pertanto, contenuti creati sulla base di dati, che non tengono conto delle emozioni e delle necessità degli utenti, potrebbero ottenere un ottimo punteggio in termini di SEO e distribuzione, ma non essere in grado di generare conversioni.

Per convertire è imprescindibile suscitare emozioni nelle persone.

Ecco perché non si può e deve mai rinunciare ai rapporti diretti con le persone. Perché significherebbe non solo essere considerati distanti dalle necessità ma anche perdere tutte quelle informazioni utili a migliorare le prestazioni che si nascondono nelle conversazioni con le persone.

Per questo motivo è nata la start-up Hublami, il servizio che mette in reciproco e diretto contatto le aziende con gli utenti.

Agenzia Marketing Ideaswing
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