MARKETING, UN VERO CAMPIONE DEL PASSATO CHE HA PERSO UN ARTO
Equiparare il marketing ad un indiscusso campione del passato al quale oggi hanno amputato un arto, per molti può essere un sacrilegio. Forse peggio.
…soprattutto per quell’enorme massa di veri o presunti professionisti, che hanno costruito la loro professione e modello di business sui canali social.
Eppure, identificare solo nella “scienza” del marketing il passaggio obbligato per la sopravvivenza e la crescita aziendale, è l’errore che meglio identifica ai giorni nostri l’esatta dicotomia tra realtà che prosperano senza ansie e quelle che vivono nell’angoscia del futuro.
Il marketing senza il fondamentale contributo dei dati “just-in-time” che riguardano l’azienda ed i suoi prodotti, il suo mercato, la sua concorrenza, i comportamenti degli utenti e la loro interazione con il mondo digitale, è metaforicamente come un campione a cui hanno amputato un arto. Oppure una macchina di F1 a cui hanno tolto ruote o benzina. Bella quindi da vedere in un museo, ma certamente inutile per competere in un circuito di gare.
Nel business moderno, la presenza e l’equilibrio di tutti quei fattori che permettono l’esistenza del marketing, è l’indiscutibile base di partenza. Ovviamente per tutte le realtà che vogliono sopravvivere o che desiderano crescere.
…ma questa è anche la cruda realtà che molti riottosi “illuminati”, non vogliono ancora accettare.
Se un mondo rimane schiacciato dai suoi vecchi condizionamenti culturali, un altro si modifica ed evolve, aumentando a dismisura i guadagni. Grazie gli ampi spazi di manovra lasciati dalla concorrenza e grazie alla pervicacia del vecchio mondo imprenditoriale/manageriale che non vuole considerare le opportunità che ogni giorno si manifestano.
La differenza è quindi nell’umiltà dell’approccio all’evoluzione e nella voglia di allinearsi ai modelli di business moderni.
Quell’umiltà che troppo spesso manca a molte aziende, imprenditori e manager italiani, troppo concentrati nell’essere i depositari della verità assoluta e poco inclini a considerare i contributi esterni.
Possedendo un po’ di umiltà, si realizzerebbe infatti che i modelli e le strategie di marketing del passato, si devono indiscutibilmente adattare al cambiamento dell’intero contesto in cui gravitano i mercati. Ossia sulle necessità ed i comportamenti degli utenti target.
Pertanto, per sopravvivere o sfruttare le grandi possibilità di sviluppo e crescita che oggi ci sono, l’unica soluzione è studiare e soprattutto aprirsi ad una mentalità flessibile, per interpretare il presente e cavalcare il futuro.
Tutto il resto è un’enorme, ingiustificabile e costosa perdita di tempo!
A partire dalla pericolosissima trappola della pubblicità digitale che sta ammazzando migliaia di aziende.
Nessuno può dichiararsi estraneo alla lotta
È un fatto notorio che negli ultimi anni tutti i mercati, i settori e le professioni, abbiano subito una spinta poderosa al cambiamento. Soprattutto dopo i pericoli e le opportunità dell’intelligenza artificiale.
Alcuni studiosi dei comportamenti umani e sociali, nelle loro infinite lezioni, parlano di regressione. Altri di processi evolutivi naturali, altri invece si interrogano filosoficamente sugli scenari futuri non ancora definibili.
Ciò nonostante il cambiamento è tangibile a tutti.
Per quanto ci concerne e per l’esperienza che ci accompagna, tutti questi rispettabili esercizi teorici, convergono su un’unica certezza: nessuno può dichiararsi estraneo. Nemmeno dalla “lotta” per la crescita o la sopravvivenza, con la quale tutti dovranno fare i conti prima o poi.
Infatti, dall’inizio della crisi del 2007 che ha sostanzialmente accelerato la “nuova era”, gli scenari che quotidianamente ci si presentano davanti considerano quattro differenti situazioni:
1) chi ha iniziato per primo ad intuire il cambiamento o a subire la crisi e ha colto l’opportunità per uscirne molto bene;
2) chi invece sta iniziando a capire che deve evolvere e prendere l’ultimo treno per la salvezza;
3) chi è nel bel mezzo del “guado” perché è stato lasciato solo dai soliti incapaci che popolano il mondo digitale;
4) chi non ha cavalcato il cambiamento ed ha chiuso o sta lentamente fallendo.
Un pericoloso gap culturale
Nella nostra articolata esperienza a contatto con aziende di tutti i settori e mercati, troppo spesso abbiamo incontrato realtà sprofondate in un enorme gap culturale. Ovviamente rispetto la conoscenza dei dati, l’evoluzione dei mercati, la concorrenza e i comportamenti degli utenti target.
Un ritardo conoscitivo che ancora oggi trova linfa vitale nell’adozione di vecchi approcci al business, all’organizzazione aziendale o commerciale e alla distribuzione delle informazioni all’interno del vasto mondo digitale. Un mondo al quale gran parte della popolazione fa riferimento.
..e l’imbarazzo che viviamo nel realizzare durante il primo incontro conoscitivo, l’assenza di un piano di marketing basato sull’analisi dei dati o l’assenza di linee strategiche di sviluppo a corto/medio periodo, sta oramai sconfinando nell’ilarità. Oltre che nella sconsolante abitudine di vedere aziende incapaci di “vedere” la spada di Damocle che pende sopra le loro teste.
…in considerazione anche delle continue crisi economiche e tensioni socio-politiche, che con cadenze cicliche sempre più brevi, impattano sui comportamenti dei mercati moderni.
Eppure, il nulla è totale. Si continua infatti a “navigare a vista”. Non solo all’interno di piccole e medie aziende, ma anche in quelle con fatturati importanti.
Probabilmente aspettano un messia o forse gli alieni ma è comunque un approccio ed una scelta errata. Alle volte fatale, come la storia ci insegna. Soprattutto nel business moderno, in cui l’approssimazione ed il fai da te non hanno la più minima ragione di esistere.
Pensare quindi di affrontare la competizione, gli utenti ed i mercati moderni con gli approcci del passato, è folle!
…ma ci si rende conto ad esempio che se in passato un oggetto o servizio era pensato e sviluppato da una sola persona, gli stessi oggi sono al centro dello sviluppo di centinaia di figure estremamente formate e competenti?
Tra ingegneri, designers, robot …e negli ultimi anni anche dalla potenza dell’intelligenza artificiale!?!
L’informazione che manca ai dirigenti
Se l’analisi dei dati, la business e competitive intelligence, oltre l’evoluta strategia di marketing cui facciamo riferimento, mancano all’interno delle aziende, alla visibilità le cose vanno ancora peggio.
Semplicemente perché non vengono spiegati e dimostrati ai dirigenti i numeri, i comportamenti e le abitudini che caratterizzano i mercati e gli utenti target. Sia sul B2B che sul B2C.
Se le aziende fossero infatti a conoscenza di queste informazioni, ogni normale imprenditore o manager saprebbe cosa fare. O quantomeno si sforzerebbe a considerare nuovi e più efficaci approcci.
Lo scopo è infatti fare business. Non dissertare su chi ha torto o ragione.
Come si può ad esempio creare un piano ed una strategia di marketing efficace, senza considerare che solo nel 2021 gli italiani hanno passato ogni giorno 6 ore e 22 minuti ad interagire con il loro cellulare? Come si può pensare di spingere gli utenti a prendere la macchina per guardare le vetrine fisiche di un tempo, mentre gran parte della popolazione preferisce consultare quelle digitali rimanendo a casa?
Sono chiari gli esempi? Si realizza il motivo per il quale senza questi approcci il piano e la strategia di marketing servono a ben poco?
Pertanto l’osannato marketing, senza tutto il corollario informativo che caratterizza i mercati, i comportamenti, la concorrenza e la tecnologia odierna, è come quell’atleta citato all’inizio al quale è venuto a mancare un arto.
Per fare business oggi bisogna quindi indiscutibilmente studiare, gestire e dominare con competenza diversi elementi. Quei fattori che portano in estrema sintesi alla visibilità, al posizionamento e alla credibilità che tutti i mercati e gli utenti pretendono prima di compiere un’azione.
Ma chi sono i professionisti che aiutano le aziende in questi passaggi evolutivi?
Questo il vero problema: SONO VERAMENTE POCHI!
Troppi sui social si spacciano infatti come “illuminati scienziati”, professori, guru, figli di qualche Dio… ma oltre la capacità di essere bravi nell’uso dei canali social, pochissimi alla fine riescono a rendere tangibile lo sviluppo all’interno delle aziende.
Vuoi condividere l’esperienza?
Le aziende necessitano di affermarsi e di distribuire efficacemente tutte le informazioni connesse alle attività svolte sui mercati di riferimento. Soprattutto con l'introduzione dell'intelligenza artificiale, indipendentemente dai momenti di crisi o di tranquillità finanziaria.
È quindi fondamentale far circolare le esperienze positive e quelle negative, in modo da affinare reciproche consapevolezze e conoscenze, che portano ad esempio a scoprire i limiti del marketing, che si sta dimostrando sempre più una macchina di F1 senza benzina o ruote.